Questo studio pilota, pur mostrando notevoli limiti, evidenza alcuni dati interessanti che possono aiutare, con lo scopo di migliorarne l’efficacia, ad integrare il trattamento tradizionale CBT al DOC in età evolutiva con altri approcci terapeutici. Il dato forse più interessante è rappresentato dell’accettabilità dei soggetti e dei familiari del protocollo ACT.
Contrariamente all’ERP ( Esposizione con Prevenzione della Risposta) che è ritenuta molto impegnativa tanto che una significativa percentuale dei soggetti abbandona o non partecipa al trattamento, l’ACT non sembra creare alcun disagio; questo aspetto è sicuramente interessante perche consentirebbe in primo luogo di poter estendere la cura per il DOC a tutti quei soggetti che hanno abbandonato o non sono stati ritenuti idonei all’ implementazione dell’ERP e, nello stesso tempo, considerando l’importanza dell’accettabilità nel trattamento del DOC nei bambini e nei familiari, di poter avere più alternative terapeutiche.
Considerando inoltre la difficoltà relativa al trattamento con gli adolescenti, anche in virtù di atteggiamenti provocatori, l’ACT potrebbe rappresentare una soluzione alternativa. Il fatto che l’ACT sia ritenuta accettabile è probabilmente dovuta ad una serie di fattori come, ad
esempio, l’utilizzo di metafore ed esercizi esperienziali che vengono valutati flessibili e non direttive (Greco et al.2005, p. 309).
L’accettabilità del protocollo ACT applicata alla cura all’età evolutiva del DOC apre inoltre la porta all’applicabilità del trattamento anche in altri contesti problematici che coinvolge adolescenti come ad esempio l’ambito della conflittualità familiare. Il fatto che è stato possibile applicare l'ACT agli adolescenti affetti da disturbo ossessivo compulsivo suggerisce che l'ACT può anche essere un trattamento utileper gli adolescenti con disturbo ossessivo compulsivo in altri contesti.
Per esempio Greco e Eifert (2004) hanno suggerito che l'ACT può essere applicata ai conflitti genitori-adolescenti in un contesto di terapia familiare integrativa. Questo approccio può essere particolarmente utile dato che il disturbo ossessivo compulsivo è associato con i conflitti familiari (Barrett et al, 2002;.. Hibbs et al, 1991) e che le famiglie spesso partecipano alle compulsioni dei bambini(Barrett et al., 2001).
Lo studio presenta certamente dei limiti come il ridotto numero del campione ( N=3) o l’ambivalenza di alcuni risultati come, ad esempio, il miglioramento subito dopo la prima seduta quando il protocollo ACT non era stato ancora implementato; inoltre alcune misure, come l’indice di impatto del disturbo sul funzionamento in alcune aree, percepito dai genitori, non è stato coerente con i risultati attesi. In conclusione lo studio può essere considerato come una idea terapeutica che racchiude delle buone implicazioni, saranno ovviamente necessari altri studi, metodologicamente più robusti, a confermare o a smentire le buone premesse evidenziate.
La Riproduzione è Riservata- Dr Gaspare Costa
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