Quali sono i sintomi degli attacchi di panico che fanno credere l'imminenza dello svenimento o della perdita di controllo?
Generalmente, i sintomi degli attacchi di panico legati alla paura di svenire o perdere il controllo sono quelli cognitivi la cui presenza viene vissuta come alterazione del normale flusso di coscienza o di vigilanza; rientrano in questi sintomi le vertigini, la derealizzazione ( la percezione alterata dell'ambiente, ad esempio la persona può aver l'impressione che le cose non sono come dovrebbero essere), la depersonalizzazione ( la sensazione che parti del proprio corpo siano alterate oppure fuori controllo), la visione offuscata, la sensazione di " testa leggera o ovattamento", la confusione mentale, la sensazione di sbandamento etc..
Perché svenire o perdere il controllo durante l'attacco di panico è considerato uno scenario cosi terribile?
La maggior parte delle persone che temono di svenire o di perdere il controllo in seguito ad un attacco di panico mettono in atto svariati comportamenti protettivi ( ad esempio farsi accompagnare da qualcuno) ed evitamenti (rinunce) , compromettendo in questo modo
la propria autonomia, come espressione della necessità assoluta di prevenire tali scenari considerati come eventi terribili. Paradossalmente, la maggior parte delle persone che hanno paura di svenire o di perdere il controllo durante un attacco di panico non sanno motivare razionalmente le ragioni di una paura cosi estrema; in altre parole, pur manifestando l'assoluto bisogno di evitare l'evento catastrofico manifestano difficoltà a rappresentarlo ad esempio quando lo psicoterapeuta cerca di ricostruirlo ("Cosa potrebbe succedere di cosi grave se svenisse?"Cosa potrebbe fare se perdesse il controllo?" "Le e già successo di svenire o perdere il controllo durante un attacco di panico?".
L'esperienza clinica suggerisce come questi scenari cosi terrificanti hanno a che fare con la salvaguardia di "Scopi" ( Castelfranchi) basilari come quello della "Buona Immagine" o dell'"Agentività". La paura di svenire o di perdere il controllo durante un attacco di panico può assumere significati diversi a seconda delle credenze che governano l'individuo, per alcuni lo svenimento in pubblico rappresenterebbe una minaccia alla propria immagine sociale ( come l'individuo desidera essere rappresentato nella mente degli altri) o auto-immagine in quanto egli verrebbe svelato dagli altri come fragile di nervi, vulnerabile, debole mentre, per altri, lo svenimento viene ritenuto pericoloso perché invaliderebbe il bisogno assoluto di essere sempre presenti a se stessi. La paura di perdere il controllo di se stessi durante un attacco di panico può essere rappresentata come perdita della propria coscienza e volontà; in altre parole, l'individuo teme di poter dire o fare cose ( urlare, fare il matto, denudarsi etc.) di cui potrebbe pentirsi o vergognarsi e quindi riportare una danno alla propria immagine sociale o auto-immagine.
Circoli viziosi che cronicizzano la paura di svenire o perdere il controllo durante un attacco di panico?
La paura di svenire o perdere il controllo durante gli attacchi di panico è sostenuta da tutta una serie di circoli viziosi che contribuiscono ad aggravare e a cronicizzare il disturbo; a seguito di un evento passato o immaginato vissuto come terrificante, ad esempio un vero svenimento, l'individuo, nel tentativo di prevenirlo, mette in atto tutta una serie di "soluzioni" (controlli, comportamenti protettivi, evitamenti, relazioni familiari disfunzionali ) che, nel medio e lungo termine, lo portano a ridurre pesantemente la propria autonomia.
1) Controlli (Check). Alcuni meccanismi cognitivi ( Attenzione Selettiva, Check etc.) sono sicuramente implicati nel mantenimento e nell’aggravamento del Disturbo da Attacchi di Panico, per comprenderli meglio ricorreremo ad un esempio. Mara ha 21 anni, da tre anni soffre di attacchi di panico durante i quali teme di svenire, in passato, quando era adolescente, le è capitato di svenire diverse volte ( alcune volte al mare, altre volte mentre era in compagnia di amici, una volta mentre era da sola a fare la spesa), le indagini mediche dell'epoca rivelarono che Mara aveva un problema metabolico risolto il quale non ha più avuto nessun svenimento (da precisare che nella paura di svenire a seguito di un attacco di panico non è necessario aver fatto l'esperienza dello svenimento molte persone, infatti, non sono mai svenute).
L'esperienza di sentirsi mancare destava in Mara una forte angoscia ella, inizialmente, temeva che gli altri si spaventassero poi, in seguito ad una battuta di un amico: "Non è che svieni pure oggi e ci rovini il concerto!?", subentro l'angoscia che gli altri la percepissero come fragile, debole, vulnerabile; in seguito a questo evento subentro in Mara l'ansia che gli altri non la chiamassero più e che sarebbe rimasta sola, in seguito a questa valutazione Mara considerò lo svenimento come un evento catastrofico assolutamente da prevenire attraverso la messa in atto di comportamenti protettivi ed evitamenti che, paradossalmente, hanno innescato e mantenuto la paura di svenire durante un attacco di panico. Tutte le volte che Mara deve incontrare gli amici o recarsi in un posto da sola viene assalita
dall'ansia anticipatoria ( la sua mente le anticipa lo scenario catastrofico, ad esempio immagina mentre si sente mancare e svenire o la reazione delusa e perplessa degli altri) che cerca di ridurre con rassicurazione e, sopratutto, controlli del proprio stato di vigilanza.
Mara, come tutte le persone che hanno paura di svenire o perdere il controllo durante un attacco di panico, è molto sensibile alla percezione di sensazione che mettono in dubbio il proprio stato di vigilanza per cui sensazioni come le vertigini, la "testa leggera", il senso di sbandamento, la vista offuscata o le "gambe molli" vengono lette come i precursori dell'attacco di panico e dunque dello svenimento.
Il circolo vizioso appare evidente: Mara cerca di prevenire a tutti i costi l'attacco di panico e lo svenimento e, dunque, scannerizza continuamente il proprio stato di coscienza per rassicurarsi; questa attività assieme all'ansia in circolo accresce la probabilità di trovare sensazione ritenute pericolose ( vertigine, "testa leggera", vista offuscata etc.) di conseguenza aumenta la percezione della minaccia e dunque dell'ansia. Una maggiore quota di ansia aumenta l'intensità delle sensazioni presenti e ne genera di altre alimentando, in questo modo, la "credenza" che si è sul punto di svenire, meccanismi fisiologici come l'iperventilazione ( alterazione del normale metabolismo tra ossigeno e co2 nel corpo) possono accentuare i sintomi o produrne di altri, ad esempio la derealizzazione o la depersonalizzazione, rendendo lo scenario dell'attacco di panico e dello svenimento sempre più "certi".
2) Comportamenti protettivi. Rientrano in questa categoria la richiesta di essere accompagnati ( accompagnatore), la richiesta di rassicurazione a familiari o amici, la ricerca su internet, portarsi dietro farmaci o rimedi per prevenire lo svenimento, cercare sempre un sostegno fisico ( ad esempio, appoggiarsi alle pareti).
3) Gli evitamenti. Nella paura di svenire o perdere il controllo in seguito ad attacchi di panico gli evitamenti hanno ruolo cruciale sia nel mantenimento che nell' aggravamento del disturbo; gli evitamenti possono riguardare una miriade di situazione e, nei casi più gravi, possono impoverire drammaticamente la vita dell'individuo. Nella paura di perdere il controllo di se stessi, l'individuo può evitare situazioni costrittive ritenute pericolose come mezzi di trasporto ( aereo, treno, tram, autobus etc.), parrucchiere, dentista, posti affollati. La paura dello svenimento può comportare l'evitamento di posti caldi ( il caldo aumenta le sensazioni ritenute pericolose) come, ad esempio, stare all'aperto in estate o recarsi in posti surriscaldati in inverno ( ospedali, piscine, locali etc.).
L’evitamento delle situazioni ritenute pericolose probabilmente rappresenta il fattore di mantenimento più importante: in primo luogo l’evitamento è una “soluzione” che nel breve periodo funziona poiché consente di abbassare rapidamente i livelli d’ansia e quindi viene riproposto tutte le volte che si presentano situazioni simili, in secondo luogo l’evitamento impedisce di demolire le credenze disfunzionali che sostengono la paura di svenire o di perdere il controllo in seguito ad un attacco di panico; in altre parole, se penso che rimanere immobile dal dentista possa farmi perdere il controllo manifesterò una forte ansia anticipatoria (anticipazione dello scenario temuto, l’individuo può immaginarsi mentre inizia ad urlare o mettere in atto comportamenti sconsiderati) che posso neutralizzare, almeno temporaneamente, disdicendo l’appuntamento (evitamento).
Questa soluzione, funzionale nell’immediato, impedisce all’individuo di fare quelle Esperienze Emozionali Correttive ( “Si dal dentista ho provato ansia ma non ho perso il controllo “ che sono necessarie per demolire le credenze catastrofiche (“Se vado potrei dar di matto”).