Modello e Trattamento Cognitivo Comportamentale dell'Ipocondria.
Il modello cognitivo dell’interpretazione e della cura dell’ipocondria si basa prevalentemente sul modello di Salkovskis che prevede che il disturbo sia innescato e mantenuto dall’interpretazione erronea di normali manifestazioni corporee che vengono valutati “arbitrariamente” come prove delle presenza di una malattia grave e spesso mortale. Per alcuni versi il modello dell’ipocondria può essere considerato simile a quello dell’attacco di panico.
l'ipocondria e gli attacchi di panico vengono innescati da interpretazioni “catastrofiche” di normali funzioni somatiche con la differenza che nell’attacco di panico l’esito della catastrofe (morte o impazzimento) e percepito come immediato mentre, nell’ipocondria, la catastrofe e dilazionata nel tempo assumendo la forma di una intensa preoccupazione per la morte e la sofferenza della malattia.
Spesso il disturbo è scatenato da un evento casuale quale può essere la malattia e/o la morte di una persona cara, una propria malattia,notizie legate a particolari malattie. Questi eventi attivano false credenze circa il proprio stato di salute che si manifestano attraverso immagini (Nat) spaventosi che causano l’interpretazione errata di manifestazioni corporee normali in pericolosi sintomi di malattie mortali. Le immagini o Nat possono, ad esempio, riguardare:
- Immagini del cuore palpitante che esplode
- Immagini dei polmoni che non si riempiono completamente d’aria
- Immagini di emorragie cerebrali
- Immagini del corpo devastato dal cancro
- Immagini di sofferenze atroci legate alla devastazione del corpo.
Il modello cognitivo attribuisce grande importanza ai fattori di mantenimento che contribuiscono, in maniera determinante, a cronicizzare il disturbo ipocondriaco; questi fattori possono essere identificati in specifiche classi: fattori cognitivi, emotivi, distorsioni cognitive, comportamenti di ricerca di sicurezza, fattori comportamentali e modifiche fisiologiche. Uno degli scopi centrali che la terapia cognitiva si prefigge è quello di favorire l’accettazione del rischio di potersi ammalare spostando l’accento dal rischio al terrore di potersi ammalare. La non accettazione del rischio di potersi ammalare è uno dei fattori che differenzia l’ipocondriaco da chi è realmente malato; chi è alle prese con una grave malattia conclamata deve prendere atto è accettare il nuovo stato.
L’ipocondriaco è invece gravato dalla minaccia di potersi ammalare è questo ne ostacola l’accettazione poiché ha ancora la “speranza” di poter evitare il danno attraverso il ricorso alla rassicurazione e altri comportamenti prudenziali come il “ pensiero magico” ( se smetto di preoccuparmi, se abbasso la guardia mi ammalo davvero). Inoltre questo atteggiamento è spiegato dagli “scopi” iperinvestiti e minacciati ( non essere ammalato, non essere un debole) che guidano la condotta dell’ipocondriaco. Altro obiettivo fondamentale della cura consiste nel “ricostruire” in termini più positivi la rappresentazione che il paziente ipocondriaco ha di se stesso, rappresentazione che spesso si basa su valutazioni di debolezza, gracilità, vulnerabilità alle malattie.
Questa rappresentazione di debolezza viene spesso innescata da emozioni negative che vengono interpretate, in una sorta di circolo
vizioso, come la prova di questa vulnerabilità; uno degli scopi della terapia è quello di modificare questa assunzione focalizzando
l’attenzione del paziente sulle credenze disfunzionali che ne influenzano il giudizio. In quest’ottica, aiutare il paziente a generare ipotesi alternative rispetto all’ipotesi “catastrofica” di avere una grave malattia costituisce una valida strategia finalizzata a ridurne il timore.
Questa operazione va sostenuta dalla ricerca di “prove” e “controprove” tese a confermare o a disconfermare le varie ipotesi, ad esempio si può chiedere al paziente che teme di avere un cancro di monitorare i sintomi per tutto l’arco della giornata (per un periodo stabilito) e trascrivere le variazioni dei sintomi (intensità, frequenza) su un diario, allo stesso modo gli si chiede di annotare qualsiasi fattore in grado di ridurre (ad esempio, la rassicurazione) o intensificare ( ad esempio, l’esposizione ad informazioni sul cancro) i sintomi. Si invita inoltre il paziente a fare attenzione a come la focalizzazione su sintomi aumenti le ruminazioni ( preoccupazioni, timori) e di conseguenza i controlli sul corpo innescando un sorta di circolo vizioso confermatorio.
La Riproduzione è Riservata- Dr Gaspare Costa
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