Da quell'episodio la vita di Eva subisce un cambiamento drammatico, ella ha sempre paura che l'attacco di panico possa ripresentarsi, ha iniziato ad evitare di uscire da sola, ogni sensazione che arriva dal suo corpo è prontamente monitorata ed interpretata in senso catastrofico, spesso si sofferma a monitorare i battiti del proprio cuore per rassicurarsi che tutto funziona bene, è preoccupata per la salute del bimbo che porta in grembo poichè teme che gli attacchi di panico in gravidanza possano dannegiarlo, quando è costretta a prendere qualche "goccina" si sente in colpa ("una madre di merda egoista") poichè teme possa dannegiare il feto. Gli attacchi di panico in gravidanza, se non curati, si possono cronicizzare molto presto a causa delle credenze disfunzionali legati ad essi ( infarto, impazzimento, perdita di controllo, svenimento, morte) alcune donne non escono più di casa mentre altre limitano la propria autonomia compromettendo significativamente la qualità della loro vita.
Quali sono le cause degli attacchi di panico in gravidanza?
La gravidanza rappresenta un evento delicato che comporta sia la ristrutturazione di ruoli ed equilibri interpersonali, da figlia si diventa madre, che cambiamenti concreti che necessitano l’assunzione di nuove responsabilità; in sostanza, anche se desiderata la gravidanza può rappresentare un fonte di stress il cui impatto può variare da donna a donna in relazione a diversi fattori (le condizioni socio-economiche, il rapporto con il partner, il fatto che sia stata ricercata o, al contrario, inaspettata, la credenza di poter essere o non essere una buona mamma etc.) che può comportare la presenza di un ansia eccessiva.
Tra i fattori che concorrono a causare gli attacchi di panico in gravidanza troviamo la predisposizione biologica all'ansia, lo scompenso ormonale e lo stress inteso sia come eventi avversivi (paura del parto, preoccupazione per la salute del nascituro, malesseri fisici tipici della gravidanza etc.) che come transizione di ruolo è aumento della responsabilità percepita (riuscirò ad essere una buona mamma?).
Secondo il modello cognitivo comportamentale (Clark) l’attacco di panico è il frutto dell’interpretazione catastrofica di sensazioni somatiche, innocue e transitorie, associate all’ansia; in altre parole, “sintomi” come la tachicardia, la sudorazione, il senso di costrizione, la “fame d’aria”, sensazioni di sbandamento etc. verrebbero associate a catastrofi gravi ed imminenti come l’infarto, lo svenimento, la perdita di controllo o, addirittura, la morte generando tutta una serie reazioni psico-fisiche di allarme (risposta di attacco-fuga) che, a circolo vizioso, amplificando e producendo nuove sensazioni conducono all’attacco di panico.
La “sensibilità (Anxiety Sensitivity) alle sensazioni somatiche in termini di pericolosità è una caratteristica temperamentale che
predispone gli individui a manifestare disturbi legati all’ansia e agli attacchi di panico, ciò non vuol dire che essi manifesteraranno sicuramente questi disturbi ma solamente che avranno una maggior probabilità di ammalarsi in seguito a particolari situazioni di vita o alla presenza di eventi stressanti.
In gravidanza vi è un aumento di disponibilità di queste sensazioni per la presenza degli ormoni (la gonadotropina, il progesterone, gli estrogeni e la prolattina) che apportano cambiamenti fisici ed emotivi che nelle future mamme predisposte possono essere interpretate come segnali di una catastrofe imminente ed innescare, in questo modo, il circolo vizioso che condurra all'ascalation dell'ansia; "sintomi" assolutamente normali in gravidanza come la nausea, il mal di schiena, la stanchezza e i capogiri possono essere letti come i precursori che anticipano uno svenimento, la perdita di controllo un infarto o, addirittura, la morte.
Gli attacchi di panico in gravidanza spesso sono legati alla presenza di stress e quindi all'aumento di ansia in circolo che facilita la disponibilità di sensazioni, il fatto che la futura mamma viva la propria gravidanza felicemente non esclude che sia comunque un evento stressante che comporta notevoli trasformazioni sia sul piano corporeo che psicologico. La percezione e gli effetti dello stress in gravidanza varia da donna a donna e può dipendere sia da fattori soggettivi come la predisposizione all'ansia che da fattori ambiantali ed affettivi come la condizione economica, il rapporto con il partner, la desiderabilità della gravidanza, la presenza di altri figli, il sostegno affettivo dei familiari, la preoccupazione per la salute del bambino, la paura del parto e molte altre situazioni.
Generalmente, donne apprensive con elevata ansia di tratto sono più suscettibili agli effetti dello stress anche se gli attacchi di panico si possono presentare a "ciel sereno" in individui apparentemente sicuri; lo stress, come riferito in precedenza, non sempre è legato ad eventi avversivi (lutti, licenziamenti, malattie, disagio economico etc.) ma può presentarsi anche a seguito di situazioni considerate positive (matrimonio, gravidanza, promozione lavorativa etc,) che comportano la ri-organizzazione della propria vita. La gravidanza può sicuramente rientrare in questo tipo di stress poichè la futura mamma è chiamata ad una importante "transizione di ruolo" che può associarsi all'aumento della responsabilità percepita ( "sarò in grado di essere una buona mamma? sarò all'altezza di...?) e quindi di maggior ansia.
Sintetizzando, la causa degli attacchi di panico in gravidanza è il frutto dell'interazione di più fattori come la predisposione temperamentale all' ansia, la tendenza ad allarmarsi eccessivamente per sensazioni somatiche innocue e transitorie, la presenza di stress, il ruolo giocato dagli ormoni.